Dal volume “Opera Pia” – Prefazione Romano Prodi
Nel presentare un libro si tende di solito a offrire al potenziale lettore un ragionato riassunto del libro stesso, come se la prefazione avesse lo scopo di esentarlo dalla fatica di leggerlo.
Io invece vorrei che questo libro fosse letto e che il lettore, scorrendone le pagine, cercasse di risolvere l’interrogativo che io stesso mi sono posto, e cioè se una continuità di vita e un ruolo di riferimento come quello dell’Opera Pia Sella possa riprodursi anche in futuro.
Certamente il collegio convitto e le strutture scolastiche hanno promosso e accompagnato la trasformazione del territorio di Mosso da un’economia prevalentemente agricola a un centro industriale all’avanguardia rispetto a tutta l’Italia. E lo hanno fatto anche durante le due grandi trasformazioni produttive, dall’agricoltura alla filatura e dalla filatura alla tessitura.
Questo è però avvenuto in una comunità con una straordinaria continuità di riferimento.
Non solo la continua e forte presenza della famiglia Sella, ma una continuità nei valori e nelle attitudini dei rettori, dei presidenti, dei maestri e dei cognomi degli stessi convittori e allievi. Per non parlare della continuità rappresentata dai religiosi (un rettore che è stato tale per quasi cinquant’anni) e dalle suore.
Tutto questo ha fatto in modo che la storia di quest’Opera Pia, veramente unica per preveggenza e continuità, fosse in qualche modo la storia di un’intera comunità.
Oggi queste coincidenze di circostanze sono sempre più difficili.
Con una mobilità sociale così forte, con trasformazioni delle strutture produttive che si contano non in decenni ma nello spazio di mesi, diventa sempre più complicato per un’Opera Pia svolgere la funzione di dare continuità e, nello stesso tempo, nuovi stimoli alla comunità in cui si trova a operare.
Oggi per raggiungere quest’obiettivo occorre uno sforzo di collaborazione con tutte le istituzioni, con tutti gli operatori economici e con le strutture scolastiche e di ricerca di un territorio ben più ampio rispetto al territorio di riferimento del passato.
L’Opera Pia non può più essere promotrice ed esecutrice della coesione e dell’innovazione sociale, ma deve porsi soprattutto il compito di legare la comunità di riferimento a quanto avviene, con sempre maggiore velocità, all’esterno della comunità stessa.
D’altra parte questa è anche una lezione del passato, che ha visto, col trascorrere del tempo, molte delle iniziative dell’Opera Pia passare alle strutture pubbliche specificatamente dedicate a questo scopo.
E questo passaggio “naturale” è il segno della positiva evoluzione di una comunità, in cui le istituzioni si affiancano e poi sostituiscono con la loro più forte presenza l’opera di preveggenti pionieri.
Tuttavia vi è ancora tanto spazio perché altri moderni pionieri interpretino con altrettanta preveggenza i nuovi problemi e i nuovi obiettivi della comunità di Mosso.
Problemi e obiettivi che riassumono nella necessità di stringere legami sempre più stretti fra Mosso e il resto del mondo, in modo che nessuna rivoluzione e nessun cambiamento trovi i suoi cittadini impreparati.
Romano Prodi